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Uffici e lavoro, quale rapporto nell’esperienza post-pandemica? Il caso BIP Tower: intervista a Rosario Sica, CEO di OpenKnowledge

18 marzo 2022 - Alberto Giacobone






1956: siamo agli albori di quel boom economico che nel decennio immediatamente a venire vedrà l’Italia crescere e cambiare ad un ritmo “miracoloso”, in virtù di molteplici congiunture particolarmente favorevoli per il nostro Paese. 

È anche l’anno in cui iniziano i lavori della Torre Tirrena a Milano in Piazza Liberty, poi completati quello successivo: una torre ambiziosa, figlia del piano regolatore del 1953 con cui si intendeva dare un nuovo volto alla città. 

La torre, alta quasi 50 metri, è una vera e propria sfida, in cui il disegno degli architetti viene trasformato in realtà grazie a scelte innovative, che verranno poi riprese negli anni per la costruzione di altri importanti edifici. 

Forse anche questa genesi e il suo significato sono stati importanti nella scelta di BIP, multinazionale della consulenza con più di 4.000 dipendenti nata in Italia nel 2003. La costante crescita di impegni e personale ha posto la sfida di trovare spazi adatti per coordinare una realtà sempre più complessa e nel 2019 ha avuto il via un grande progetto: trasformare Torre Tirrena (negli anni poi nota come Torre Liberty) in un concept innovativo di sede aziendale, allineato con le nuove esigenze di un mondo post-pandemico.

È doveroso sottolineare che ripensare spazi e processi lavorativi fa parte dell’offerta al mercato di BIP, che su questo fronte ha maturato negli anni significative esperienze con realtà di rilievo internazionale.

Per conoscere più da vicino questo importante progetto, iniziato prima della grande pandemia e completato a fine 2021, abbiamo avuto il piacere di intervistare Rosario Sica, Partner BIP e CEO OpenKnowledge, società fondata dallo stesso Sica nel 2008 poi entrata a far parte della famiglia BIP nel 2015. 

Rosario Sica ha avuto la notevole responsabilità di progettare l’esperienza vissuta all’interno dei nuovi spazi della BIP Tower (e non solo). 

Rosario, grazie ancora per il tuo tempo e la tua disponibilità: da dove iniziamo per raccontare questa grande sfida? 

Partiamo dallo spazio: 2.700 metri quadri su 7 piani, in cui accogliere centinaia di persone, in un via vai estremamente dinamico vista la nostra attività. Il nostro lavoro è partito dalle persone e dalle loro esigenze, con un importante lavoro di ascolto e comprensione del modo in cui lavorano e vivono gli spazi lavorativi e le sue risorse. 

Compreso lo status quo ci siamo sfidati nel capire se “si poteva fare meglio”, con l’obiettivo di migliorare non solo la prestazione professionale ma anche la qualità dell’esperienza di vita delle persone nel suo insieme. Da questi ragionamenti è nata, insieme all’Università degli Studi di Milano e altri partner, la sperimentazione di UP150, un’esperienza di movimento che supera la tradizionale dicotomia tra il momento lavoro, in cui magari si sta seduti alla scrivania per ore e ore e il momento del movimento (i famosi 150 minuti di movimento settimanali da dedicare ad attività fisica moderata secondo le raccomandazioni dell’OMS). 

Nei nuovi spazi abbiamo portato il movimento in ufficio, integrandolo in sicurezza nella routine lavorativa, grazie a strumenti e risorse disponibili negli spazi di lavoro capaci di incentivare il movimento fino a trasformarlo in un’abitudine positiva in grado di fare la differenza nella vita delle persone coinvolte. 

 

 

L’emergenza pandemica ha implicato numerose complessità, fra cui quelle legate alla gestione degli spazi aziendali: come avete reagito a questa grande sfida? 

Chiaramente abbiamo dovuto rivedere in corsa molti aspetti, anche per adeguarci ai vari DPCM e assicurare alle persone presenti nei nostri uffici condizioni di massima sicurezza. 

In questo ci è stata di grande aiuto BIPin, l’applicazione realizzata a tempo record con il supporto di Sketchin, una società specializzata nella progettazione di esperienze acquisita da BIP nel 2016: grazie al loro supporto abbiamo offerto da subito alle persone uno strumento sia informativo che operativo che ha aiutato a coordinare ingressi e gestione degli spazi nelle precedenti sedi nei momenti più difficili, accumulando un’esperienza che abbiamo capitalizzato anche nella nuova sede. 

Oggi gli spazi di BIP Tower non sono impiegati al massimo del loro potenziale, anche in virtù di una condizione di incertezza che rende il lavoro da remoto e quello ibrido delle scelte ideali in più di un caso: abbiamo persone che lavorano da location sparse in tutto il Paese e accedono agli spazi condivisi quando effettivamente opportuno. 

Gli spazi sono però pronti ad accogliere le persone, per riportare in presenza ad esempio attività di formazione e aggiornamento continuo (lifelong learning) che oggi sono da remoto per necessità ma esprimono il massimo del loro potenziale quando in presenza. 

Anche i clienti che ci vengono a trovare in sede possono già accedere in sicurezza a spazi ed esperienze in grado di far vivere in prima persona “il mondo che verrà”.

 

Ora che andiamo verso quello che molti chiamano il “new normal”, quali pensi siano le lezioni che dobbiamo tenere a mente dell’esperienza vissuta in questo difficile biennio?

Credo che si debba cogliere un cambiamento radicale: l’ufficio non è più quel luogo che si raggiungeva usciti di casa alla mattina, spesso più per abitudine che altro. 

L’ufficio è e deve sempre più essere una risorsa, al servizio delle persone e della loro esperienza lavorativa, ovunque questa si svolga: servono spazi e strumenti per comunicare al meglio in videoconferenza, servono spazi collaborare o fare workshop creativi, così come spazi per isolarsi e concentrarsi al meglio quando serve. 

L’ufficio, e in questo la BIP Tower è paradigmatica, non è più quindi quella torre d’avorio in cui ci si chiude lasciando il mondo fuori: è un luogo aperto che dialoga costantemente con l’esterno, in un equilibrio flessibile che vede le persone impegnate per lavorare al meglio indipendentemente da dove si trovano.

Idealmente, le buone pratiche acquisite in ufficio (ad esempio con l’esperienza UP150) sono pensate per seguire le persone in ogni dove, diventando un loro patrimonio.  

La BIP Tower è quindi il punto di partenza di un nuovo modo di vivere l’esperienza lavorativa e il nostro obiettivo è di renderla diffusa, ubiqua, in BIP e oltre. 

 

 

Questo obiettivo ben si sposa con quanto ci ha raccontato Andrea Ingallinera, equity partner BIP, sulle iniziative volte a soddisfare la curiosità dei clienti sui nuovi spazi e processi lavorativi: 

BIP Tower è un importante esempio della nostra capacità di reinventare spazi e processi lavorativi, in un dialogo evolutivo con l’azienda e le sue persone: si può fare meglio e crediamo che questo sia un esempio, che condividiamo volentieri. 

Abbiamo già aperto i nostri spazi ai clienti che hanno espresso interesse e lo faremo nuovamente con piacere: ci auguriamo che si possa creare uno scambio osmotico di cui tutti possano beneficiare.

 

 

Con questo augurio, che condividiamo, concludiamo la nostra intervista, ringraziando Rosario Sica e Andrea Ingallinera per averci condiviso questa importante testimonianza su un diverso – e possibile – modo di concepire l’ufficio e l’esperienza lavorativa.