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L’educazione 4.0 e le nuove risorse per migliorare la formazione: ecco l’esempio virtuoso di WeSchool.

22 agosto 2018 - Enrica Bonatesta






Per molte persone che hanno qualche anno in più sulle spalle l’idea che YouTube sia il secondo motore di ricerca al mondo è abbastanza spiazzante: non così invece per i ragazzi, abituati a rivolgersi a questa risorsa per le esigenze più disparate.

Chi, nell’osservare i ragazzi ed i giovani adulti ed il loro rapporto con gli smartphone, si ferma al “sono sempre incollati a quel coso lì”, si perde il mondo di esperienze, individuali e collettive, che stanno vivendo e, tra queste, le modalità con cui apprendono.

Facciamo l’esempio del nodo alla cravatta: spesso in passato questa competenza veniva passata dal genitore al figlio, così come probabilmente era successo nel passaggio generazionale precedente.

I “millenial” (per convenzione si intendono i nati tra il 1980 ed il 2000, anche se in Italia a volte si usa questo termine per riferirsi ai nati dopo il 2000) invece sempre più si rivolgono per questo tipo di ricerche a YouTube e altre risorse affini, imparando tra le altre cose che non esiste un solo modo per annodare la cravatta, ma che ce ne sono moltissimi (18, secondo questo sito), alcuni più popolari ed altri meno.

Questa abbondanza di offerta formativa è un’esperienza sempre più naturale per le nuove generazioni, che hanno a portata di schermo numerose guide che seguono metodi diversi che portano al medesimo risultato.

Quanti in Italia a scuola hanno studiato il metodo visuale giapponese per fare semplici moltiplicazioni?

Praticamente nessuno, visto che non faceva parte del nostro patrimonio formativo: ora però è una risorsa a disposizione sia dei singoli che degli insegnanti, che possono valutare se integrarla o meno nella proposta formativa ai propri studenti.

In generale, facciamo così tanto affidamento sulla rete che sta letteralmente cambiando il modo in cui il nostro cervello funziona e la crescente disponibilità di assistenti vocali sempre più evoluti non fa che accrescere questo rapporto simbiotico.

L’abbondanza di offerta pone nuovi problemi e nuove sfide a chi ha un tempo limitato per apprendere: come trovare le risorse adeguate al livello di competenze raggiunto?

Anche su questo fronte, la rete offre valide risposte, tra cui la realtà nata in Italia inizialmente con il nome di Oilproject ed oggi nota come WeSchool.

Nel 2004, un giovanissimo Marco De Rossi (classe 1990), inizia a catalogare e mettere a disposizione risorse formative, coinvolgendo nel tempo sempre più produttori di contenuti da una parte (i docenti) e fruitori dall’altra (gli studenti), fino ad arrivare agli oltre 7000 contributi oggi disponibili (con relatori del calibro di Umberto Eco), a cui accedono milioni di persone.

Con il crescere dei risultati sono cresciute anche le ambizioni del fondatore e dei soci che lo hanno affiancato, portandoli a creare una vera e propria piattaforma tecnologica al servizio di docenti e studenti ed in generale di tutte le persone che necessitano di formazione in qualsiasi ambito (pensiamo ad esempio alla formazione di nuove risorse o alla riqualificazione di risorse già presenti in azienda).

A decretare il successo della piattaforma (già scelta da numerose multinazionali in Italia e all’estero) rispetto ad altre proposte affini sono diversi fattori: tra i più importanti, come sottolinea anche De Rossi, la semplicità dell’interfaccia.

“Ci sono piattaforme in cui l’utente si trova di fronte a decine di scelte possibili nella stessa schermata, creando solo confusione: per la nostra proposta al mercato abbiamo voluto un’esperienza il più possibile facile ed intuitiva, per consentire a chi utilizza i nostri strumenti di concentrarsi sulla creazione o la fruizione dei contenuti”

La semplicità d’uso nasconde la complessità di una piattaforma capace di integrare in un’unica esperienza, fruibile sia da desktop che da mobile, online ed offline, contenuti di ogni genere: non solo testi, immagini o video, ma anche quiz, post social, elementi provenienti da altre piattaforme o realtà di archiviazione cloud, sistemi di posta elettronica o messaggistica.

Come evidenzia De Rossi:

“Essere in grado di consentire sia ai docenti che agli studenti di contribuire avvalendosi delle risorse più disparate per noi significa dare libertà al docente di costruire un’esperienza formativa di qualità, coinvolgendo se lo desiderano anche gli studenti stessi in un percorso di co-creazione che diventa a sua volta un momento formativo”

La creazione del percorso didattico e la scelta delle risorse formative è solo una parte dell’esperienza formativa che la piattaforma di WeSchool consente di gestire: una grande importanza è infatti rivestita dalle risorse disponibili per il momento di incontro e confronto tra docenti e studenti, quel lasso di tempo che nella metodologia tradizionale veniva utilizzato per “spiegare la lezione”.

Piattaforme come WeSchool si sposano con il metodo della “Flipped Classroom”, letteralmente “classe alla rovescia”: semplificando, gli studenti si preparano al momento di confronto con il docente studiando il materiale proposto e durante il confronto con il docente e con gli altri studenti solidificano quanto appreso, chiarendo eventuali dubbi.

La Flipped Classroom viene teorizzata a partire dagli anni ‘90 e, sperimentazione dopo sperimentazione, la sua capacità di assicurare risultati di apprendimento migliori diventa sempre più evidente, soprattutto in contesti dove gli studenti sono fortemente motivati all’apprendimento.

Questa modalità consente a ciascuno studente di arrivare a fare proprie le competenze previste secondo i propri tempi di apprendimento e le proprie risorse iniziali: nella stessa classe qualcuno potrà impiegare più o meno tempo, ma con le giuste risorse tutti arriveranno al momento del confronto con il docente ed i colleghi con un substrato di competenze adeguato per trarne una reale utilità.

Sul punto, interviene così De Rossi:

“Con la nostra piattaforma i docenti possono interagire in tempo reale con la classe, sia in locale che in remoto facendo arrivare delle notifiche in tempo reale, proponendo quiz, condividendo nuove risorse su cui confrontarsi ed altro ancora: usiamo la tecnologia per valorizzare l’interazione umana, per aiutare il sapere a fluire con più facilità”

Date le premesse ed i numerosi casi di successo in ambito aziendale, la scelta di WeSchool come piattaforma tecnologica per la proposta formativa di EMBA Ticinensis è stata naturale, come riporta il direttore del corso Stefano Denicolai:


Offrire ai nostri corsisti un’esperienza interattiva e coinvolgente ma allo stesso tempo facile ed immediata era un requisito fondamentale per la scelta della piattaforma tecnologica: in WeSchool abbiamo trovato quello di cui sentivamo di avere bisogno per valorizzare la ricchezza della nostra proposta formativa.

Inoltre, la collaborazione che abbiamo instaurato ci sta consentendo di migliorare ulteriormente alcuni aspetti critici legati alle esigenze di un Executive MBA come il nostro, a vantaggio reciproco dei nostri corsisti e della piattaforma

Ad arricchire l’infrastruttura tecnologica del corso sono le risorse prevista per una telepresenza “dinamica”, ma di questo parleremo in un altro post! 😉